sabato 12 maggio 2012

Un vecchio disco

 

Un vecchio disco che ascoltavamo insieme, il tuo preferito, mi ha ricordato te dopo tanto tempo. Ho provato un po' di rabbia per averti perduta ma il rimpianto, la malinconia hanno soppiantato in breve ogni sentimento. L'emozione del ricordo ha prevalso su tutto: questo ricordo che è rifugio inespugnabile, irresistibile, non c'è assedio che lo logori, ma è anche carcere, prigione, incasellamento dei sogni e delle inquietudini.

Ricordo: dicevi "Senza di te come farò?" ed era l'ultima sera, avevi bevuto un po' e faticavi a reggerti in piedi; come ti stringevi a me! Era l'ultima sera: mi parlavi del futuro, dei tuoi progetti. Non ce ne rendevamo conto allora ma parlavi di giorni senza me... Chissà se ce l'hai fatta, chissà se hai realizzato i tuoi sogni, chissà se hai trovato qualcuno sulla tua strada pronto a sorreggerti come sono stato pronto io quella sera... Era l'ultima sera.

Ricordo altre sere: quando il sole arrossava e cadeva dietro i pini come una moneta di rame inserita con cautela da un bambino nella fessura del salvadanaio e tu raccoglievi pugni di sabbia e poi la lasciavi filtrare piano per vedere dove soffiasse il vento. Dicevi: "Il tempo non esiste" e una lacrima rigava il tuo bel viso. "Il tempo siamo noi" ti consolavo "anche se fossimo lontani, divisi..." Forse presagivo, forse straparlavo.

E un'altra sera, quel grande luna-park pieno di luci e rumori, quando volesti salire  sull'ottovolante e scendesti col capogiro: ti trattai come una bambina, ti comperai lo zucchero filato e il bastoncino colorato, ti regalai un orsetto di peluche e tu eri dolce... mi baciasti con trasporto e non ci accorgemmo neanche della pioggia che improvvisamente cominciò a cadere; tornammo fradici, abbracciati sotto il temporale.

Ricordo le tue pudiche nudità e come Afrodite uscivi dal mare di mezzanotte, lasciavi che ti guardassi, eri fiera del tuo corpo liscio, ancheggiavi per scherzo e, uscita, volesti che ti asciugassi, come uno schiavo. O ancora nel sole del pomeriggio a  seno nudo annaffiavi i gerani sul balcone, io restavo a scrivere poesie sdraiato sul letto e paragonavo a colline i tuoi seni tondi. Tu poi rientravi e dicevi: "Sono una sirena, sono la tua sirena, e tu sei il mio Ulisse senza i tappi di cera nelle orecchie".

E poi ricordo quella volta che seduta sul divano parlavi dei tuoi viaggi, dicevi di Parigi e della luce che cadeva sui boulevards, dei colori di Barcellona, degli aromi per le strade di Atene. Parlavi della Liguria all'alba, delle brioches appena sfornate, raccontavi  dei dirupi sul mare, delle scogliere bianche, delle notti folli e mostravi fotografie come se fossero scontrini ed io ti ascoltavo e ti guardavo come si guarda una dea…

    La musica è finita. Tu non ci sei, sono quasi dieci anni ormai che tutto è finito senza finire, chissà perché... Ma io continuo a ricordare.  

          
(Novembre 1991)

 

JACK VETTRIANO, “ANNIVERSARY WALTZ”

 

Matt Bianco - Whose side are you on?