sabato 29 dicembre 2012

E penso a te

 

Il cielo di nuvole sopra Milano si è spaccato e il sole fa capolino tra gli ultimi brandelli. Rimugino una canzone di Battisti che ho sentito stamattina alla radio, prima di prendere il treno. È strano però come la musica martelli la testa anche dopo ore e ore…

“Io lavoro e penso a te, torno a casa e penso a te, le telefono e intanto penso a te…”. Quella sera al piano-bar lei si è alzata e ha chiesto Battisti, canticchiava mentre il pianista suonava e la sera si faceva notte; e fuori la luna si rifletteva nel mare, sotto le piante gi ultimi bohemiens tiravano tardi, l’auto imbarcava aria salmastra nel buio e sputava musica country dai finestrini…

La metropolitana non è affollata nell’ora che porta a metà mattina, si trova posto a sedere. “«Come stai?» E penso a te, «Dove andiamo?» E penso a te, le sorrido, abbasso gli occhi e penso a te…”. Da Cadorna a Corso Magenta per l’assolata Via San Nicolao, è ancora presto: c’è tempo per fare quattro passi e osservare la gente, c’è tempo per questi miei pensieri.

E all’una di notte le luci dell’hotel, le auto nel parcheggio, e restare lì al fresco a raccontarsi, quest’amicizia speciale che offre sbocchi diversi solo a volere cercarli. “Non so con chi adesso sei, non so che cosa fai, ma so di certo cosa stai pensando…”. Luna gialla tra due pini, i tavolini di un bar all’aperto, lui ti sta portando via e io affogo nel mio bicchiere… Anni dopo altre storie, altri amori, altre bugie, ragazze belghe...

Deviazioni sul marciapiede di Via Meravigli, nastri bianchi e rossi appesi a ponteggi, un tram. "È troppo grande la città per due che come noi non sperano però si stan cercando, cercando...". Ma è cercarti venire sotto casa tua e nascondersi per non incontrarti? Ma è cercarti guardare se sei sul 24?

Il Duomo imponente aspetta le foto dei turisti giapponesi, ventisette gradi, le dieci e diciotto... "«Scusa è tardi», e penso a te, «Ti accompagno», e penso a te, sono al buio e penso a te...". Entro in libreria e sto ancora pensando alla nostra storia, quando sono venuto da te e tu sei partita e mi sono vendicato passando le sere con la tua omonima. E quando sei tornata, tra quel refolo di voci ho sentito la tua e mi sono precipitato da te, serata con spaghetti alla carbonara e fritto misto, magico 1982.

Pago il libro che ho scelto per trascorrere serate vuote senza te... "Chiudo gli occhi e penso a te, io non dormo e penso a te...". Torno sui miei passi, non ti ho trovata neanche oggi, ma che speranza ha questo modo di cercarti?

Novembre 1985

 

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FOTOGRAFIA DI FREDY MARCARINI

sabato 22 dicembre 2012

Natale 1932

 

- Buongiorno, Herr Günter, ha ancora un piccolo abete per me?

- Certo, Fräu Hildegard, sa che da me trova sempre l’albero giusto per ravvivare il suo Natale. Questo va bene? O gliene devo procurare uno diverso?

- No, guardi, va benissimo: la mia casa è piccola e io sono vecchia. Lo sa che ogni volta che l’anno finisce provo questa sensazione strana: come se la morte si avvicinasse di un altro passo, come se facesse un salto. Ed è per questo che provo anche compassione per il genere umano...

- Eh, non la vedo bella neppure per noi tedeschi in questa fine d’anno, signora cara. Non sono più i tempi dell’inflazione vertiginosa: dieci anni fa questo albero di Natale l’avrebbe pagato un milione di miliardi di marchi. Adesso nubi molto più minacciose si profilano all’orizzonte.

- Lo so, lo so che lei è sempre informato sulla politica. È socialdemocratico, se ricordo bene...

- Sì, signora, siamo stati l’argine fino a che si è potuto, ma adesso il fiume rischia di tracimare. Ora che Von Papen si è dimesso, non ho fiducia che il generale Schleicher riesca a formare un governo di coalizione.

- E allora chi ci governerà?

- Dio ce ne scampi, Fräu Hildegard, ma ho l’impressione che Hitler riuscirà alla fine a vincere le elezioni e a prendere il potere. Magari si servirà proprio di Von Papen, sfruttando l’amicizia di questi con il presidente Hindenburg e l’inimiciza con Schleicher. Ha già provato a negoziare lo scorso novembre. E comunque, se non ci riuscirà, Hitler troverà uno stratagemma per mettere le mani sul cancellierato.

- Quell’uomo mi fa paura.

- Non lo dica a me: me lo sogno di notte ed è un incubo inspiegabile: finisce sempre con grandi camini che fumano e mi sveglio tutto sudato.

- C’è qualcosa di inquietante nel suo sguardo, ha occhi cattivi.

- Ha ragione: io ho avuto l’occasione di leggere un suo scritto, qualche anno fa. Farneticante: parla di sterminii, di espansioni territoriali, si definisce Superuomo. Ha capito, adesso?

- Distruggerà la Germania...

- Lo temo anch’io, e non solo la Germania...

Be’, Fräu Hildegard, non stia lì a prendere freddo. Vada a casa ad addobbare il suo albero davanti al camino. E buon Natale...

- Buon Natale, Herr Günter, si riguardi.

 

HANS BALUSCHEK, “BEIM WEIHNACHTSBAUMVERKAUF”

sabato 8 dicembre 2012

Antani

 

L’altro giorno stavo aspettando il tram numero 18 in Via Buonarroti. Ero, in pratica, sull’isola pedonale in mezzo alla strada. Un furbacchione, o almeno uno che si credeva tale, rallentò e dal finestrino abbassato mi rivolse la parola: “La supercazzola brematurata ha lo scappellamento a destra o a sinistra?”. Riconosciuto all’istante lo scherzo di “Amici miei”, probabilmente tornato in auge per il risibile film appena uscito che ambienta la storia nella Firenze del ‘400, ebbi la prontezza di rispondere come avrebbe risposto il conte Mascetti: “Antani, come se foss’antani”.

Intanto il “furbetto” aveva passato l’incrocio con il semaforo arancione e una pattuglia di vigili lo bloccò in Piazza Piemonte. Ma giungeva il tram, e ci dovetti salire. Mi appostai sul lato destro, in modo da avere la visuale di quello che stava accadendo all’uomo in automobile – avrà avuto una quarantina d’anni, la barba sfatta, un maglioncino viola alla moda, probabilmente un avvocato. Una vigilessa gli stava elevando la contravvenzione. Passando, dal tram gli sorrisi. Lui ricambiò il sorriso con un’alzata di spalle. La zingarata era forse finita male, ma era riuscita…

 

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UGO TOGNAZZI (IL CONTE MASCETTI) IN AMICI MIEI, 1975