sabato 18 maggio 2019

Dopo il temporale


Il temporale era quasi passato ormai: le pesanti nuvole grigie colme di pioggia gravavano a levante sulla costa, dipingendo strie di fumo sul mare. Avevamo trovato riparo in uno dei bar della spiaggia, seduti con il tuo tè al bergamotto e la mia birra a osservare l'uragano scatenarsi sull'arenile, sugli alberi del lungomare: sembrava volesse svellerli e scagliarli lontano e intanto trasformava la strada in un fiume. Il juke-box suonava canzoni che pesavano sul cuore e si mescolavano ai rombi dei tuoni, allo scroscio incessante e violento sulle grondaie, sui vetri del bar. Le nostre parole erano di due che si erano amati un tempo e forse si amavano ancora ma che il corso degli eventi aveva separato e condotto su strade diverse. Eppure non era trascorso che un anno.

Quando la pioggia finalmente cessò e già un occhio azzurro si apriva nel cielo, uscimmo dal nostro rifugio e ci dirigemmo verso il pontile. Il vento ci incollava addosso i vestiti, il mondo si specchiava difforme nelle vaste pozzanghere lasciate dal fortunale, dove le tue ballerine rosse si bagnavano. Mi raccontavi di come avevi conosciuto lui, di come le cose si fossero incastrate simili alle tessere di un puzzle o a una serie di ingranaggi e ti eri ritrovata senza saperlo in una storia. Fingevo indifferenza ma ribolliva in me un lago amaro di malinconia, un dolore sotterraneo che non sapeva decidersi ad uscire. Sapevo da tempo che la tua strada poteva divergere dalla mia, sapevo che questa possibilità non era remota, eppure mi ero costruito il mio bel castello di illusioni e ora andava in pezzi, scivolava carta dopo carta sul tavolo dei sogni. E ogni carta diventava di piombo, sfondava il tavolo e cadeva sul pavimento. Non mi rimanevano che fragili e taglienti pezzi di cristallo.

Salimmo sul pontile, sotto di noi il mare si agitava tra i piloni, formava onde spumose che alzavano alti spruzzi e si dirigevano minacciose verso riva. L'odore di salmastro riempiva le narici, scendeva dentro. Il maestrale soffiava forte, sospingeva i tuoi capelli chiari sul mio viso. Era una beffarda carezza adesso che tu non eri più mia, adesso che il tempo ci aveva condotto su strade che non coincidevano se non in rari approdi. Il temporale era passato ormai ma persisteva in me con il sapore amaro che hanno le cose perdute.

2010



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