sabato 6 luglio 2019

Afa

Dalla finestra socchiusa entrava il caldo della prima estate. Il rumore lontano di una trebbiatrice persisteva pesante nell’aria. Sdraiato sul letto, Cesare contemplava il soffitto bianco; immaginava che i propri pensieri fossero acrobati e che volteggiassero intorno al lampadario.

Nella strada passò una motocicletta. L’immobilità assoluta era l’unico modo di vincere l’afa, restare fermi come un sasso sul greto di un fiume, perfettamente immobili. Una mosca volava nella stanza e il suo ronzio si confondeva con il rumore della trebbiatrice lontana. Cesare pensò a Teresa: l’altro giorno, insieme agli altri ragazzi, era stato alla gita lungo il fiume. E c’era anche lei.

Teresa aveva lunghi capelli scuri e un’aria molto furba. Ciò che più gli piaceva in lei era la voce, quella voce calda e dolce. Erano stati insieme tutta la giornata eppure lui non le aveva rivolto neanche una volta la parola, se non nel saluto corale, quando a sera ognuno aveva ripreso la via di casa. E pensare che si era immaginato tante volte il giorno in cui sarebbero stati insieme lui e Teresa in una delle famose gite degli amici. Come quando erano stati in montagna e avevano detto che sarebbe venuta anche Teresa ma poi lei non c’era e lui quante volte aveva pensato a lei quel giorno...   

Cesare meditò sul fatto che non solo con Teresa si era comportato così ma con tutte le ragazze. Proprio tutte no: c’era Lucia, che lui considerava ormai come una sorella, con lei parlava anche per ore. Poi c’era Maria, così sensibile, così simile a lui. Forse era proprio quella compatibilità di carattere che lo aveva spinto a parlarle. Cesare pensò ancora una volta a Teresa, così dolce, così desiderabile. Si voltò su un fianco e fantasticò su come fare per dichiararsi a lei… Con la sua immagine negli occhi e nei pensieri, si addormentò.

(Maggio 1989)



ASHA CAROLYN YOUN, “RAGAZZO CHE DORME”

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