sabato 15 settembre 2012

Lettera non spedita (VII)

 

Carissima P.,
            una collana di luci stasera adorna i portici, vestendoli in modo naturale come se ancora ci fossero i lampionai che passano al tramonto. Questa sera non ho voglia di rincasare: voglio solo restare fuori, vagabondare per le strade senza altra meta che i miei pensieri. Ho deciso di dare un taglio al passato e le forbici passano impietose sulla mia timidezza e sulle mie paure: ho deciso di lasciarti andare…

Ma sulla sponda del fiume ho trovato il tuo ricordo, le tue mani affusolate, i tuoi occhi bruni, i tuoi capelli lunghi sciolti sulle spalle, i tuoi seni piccoli da tenere nelle mani, il tuo sorriso, le tue gambe, belle, che gli uomini per strada si voltano a guardare, tu che non porti mai i calzoni e ti veli con i collant. E adesso non sono tanto più sicuro di voler cambiare perché sei tu la cosa più bella che ho avuto dalla vita, quel nostro amore fatto di sole e di mare, quel nostro amore d'estate. Mi siedo al tavolino di un caffè all'aperto e nella birra ritrovo ancora te: non so se amavi più me o quella mia goffa timidezza che aveva bisogno della tua esuberante impudenza.

Sì, d'accordo, lo so: amavi me, non ti adombrare, è stato stupido da parte mia pensare che tu volessi stare con me per essere una madre più che un'amante. D'accordo. E anche adesso non sai quanta fatica mi costi scrivere questa lettera per te, non sai quanta nostalgia arrechi il ricordare i giorni felici con te. E se il foglio è un po' bagnato, non è birra: sono le lacrime che ho versato pensando alle nostre sere, pensando a quel nostro addio di settembre. Ora ho deciso: non ti cercherò più, ma non ti dimenticherò. Sappi che ti amo.

Nessuna donna potrà dire «Sono stata amata»
più di quanto io ti ho amata.
CATULLO, Carme 87 


Merano, 19 marzo 1989

 

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ELABORAZIONE GRAFICA © DANIELE RIVA

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