sabato 20 ottobre 2012

Anime

 

Il tramonto colorava di arancione e giallo il cielo sulla pineta, al lato opposto del mare. E il mare ora non accecava più, privato dei suoi riflessi, sembrava più scuro, il suo grigio era da lago di montagna. Le barche sulla riva risaltavano maggiormente, sembravano aver preso importanza ora che il sole se n’era andato dalla scena e usciva dietro le quinte dei pini. Seduti sulla staccionata dipinta d’azzurro gustavamo in silenzio l’infinita dolcezza di quel momento e il silenzio era parte fondamentale di esso.

Quando scese, la notte di stelle ardeva silenziosa in armonia con il frinire dei grilli. La mia mano incontrò la sua e la strinse: in quell’istante fummo una cosa sola, due anelli saldati l’uno nell’altro. Attraverso il tatto, attraverso la leggera pressione della mia mano sulla sua sentivo, come se fosse la mia, il palpitare della sua vita e la sua infinita purezza. Non c’era altro mondo, altro universo all’infuori di noi e delle stelle, ogni altra cosa scompariva di fronte alla dolcezza della notte.  Fu solo la consapevolezza di un istante, che sembrò immenso, in cui le nostre due vite si unirono in un unico cerchio chiuso.

In quel magico tempo ci interrogammo muti: la sua risposta fu un silenzio. Non replicò nulla alla domanda che io le avevo posto. Anche la mia domanda era un silenzio, un tacito intuirsi e capirsi. Eppure lei comprese la mia domanda, io compresi la sua risposta. E la purezza che traboccava da me, inespressa a parole ma urlata dal silenzio, si concentrò nel suo grido silenzioso di gioia. Non avremmo mai più avuto bisogno di parole per comprendere i nostri sentimenti.

Attraverso la mano di lei, che stringevo nella mia, l’amore era in me come un fiore tatuato permanentemente sulla mia anima. E tu che mi leggi, se adesso con qualche miracoloso stratagemma o marchingegno potessi guardarvi, ve lo troveresti ancora. 

1994

 

FOTOGRAFIA © ANTHONY MICHAEL POYNTON

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