sabato 13 aprile 2013

Piccoli tesori

 

I libri sono per me fonte di sorpresa. Non intendo per quello che c’è scritto dentro, o meglio, spesso lo è anche il loro contenuto, sebbene di un genere più spirituale. No, intendo proprio i libri in senso materiale, come delle piccole casseforti di ricordi di un passato che fu, che se n’è andato per sempre e com’è logico che sia, ma che ha lasciato qua e là tracce di sé che all’improvviso erompono come il raggio di una torcia a illuminare una notte buia.

Poco fa, cercando una frase che ricordavo posta come epigrafe in un libro, ho dovuto aprirne una dozzina, ed è portentoso il regalo di piccoli tesori che essi mi hanno fatto: lo scontrino di un bar in un ponderoso saggio sulla guerra del Vietnam – 4.500 lire, ed ho rivisto quel piccolo locale con i tavolini all’aperto e su un tavolino con la tovaglia a quadretti una coppa di gelato ed una birra; davanti, seduti sulle sedie di resina bianca io e lei… Poi ancora, in un libro sul linguaggio, due biglietti promozionali del circo Moira Orfei, non utilizzati perché l’uso degli animali nei circhi mi ha sempre immalinconito… – ma eccoli lì, tagliandi rosa con il disegno di un elefante in un’improbabile acrobazia. E in un altro saggio della Piccola Biblioteca Einaudi sulle origini e la natura del linguaggio, ecco una cartolina militare, quella della Brigata cui sono appartenuto per un anno: l’aquila ad ali distese con una piccozza in primo piano e una vetta lontana.

Piccoli tesori, piccole parti di me, della mia vita, del mio tempo. Piccoli oggetti insignificanti che riassumono in sé un valore più alto: quello di simboli assurti a rappresentare la voce della memoria. Ah, poi la frase l’ho trovata: “Il fiume è simile alla mia pena: scorre e non si esaurisce”, è di Guillaume Apollinaire.

 

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FOTOGRAFIA © DEBORAH SCHENCK

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