sabato 15 aprile 2017

Lo stupore

 

“E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto”.


È il Vangelo di Luca (24,12): si parla di Pietro, che è andato a verificare il racconto delle pie donne, preso per vaneggiamento dai discepoli. Il discepolo di Gesù ha trovato il sepolcro vuoto e le bende lasciate a terra. Torna a casa pieno di stupore.

Stupore. È quello che va sempre più mancando ai nostri tempi, in cui lo scientismo tecnologico tende a diffondersi come una piovra e vorrebbe misurare il mondo fin nei suoi più piccoli micron e vorrebbe spiegare tutto sulla base del visibile, annientando la poesia del mistero. Forse solo i bambini si lasciano cogliere dallo stupore. Ma poi crescono e sono già scafati a dieci anni. Le storie di bullismo nelle scuole ne sono la testimonianza più evidente.

E allora, persa l’ingenuità un po’ naif degli antichi, ecco che per stupirsi occorrono i paradisi artificiali, i rave, le folli corse in auto. Più che lo stupore, la disperazione delle vite vuote.

 

24 marzo 2008, Lunedì dell’Angelo

 

Burnand

EUGÈNE BURNARD, “PIETRO E GIOVANNI COORONO AL SEPOLCRO”

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