sabato 8 aprile 2017

Il diavolo in corpo

 

A metà dicembre del 1920, in una fredda giornata parigina, Picasso e Brancusi seguivano il feretro bianco di un amico, morto ventenne di febbre tifoidea. Jean Cocteau invece non ne ebbe la forza, chiuso nella disperazione, lui che aveva vegliato il ragazzo e che al suo capezzale nella clinica di Rue Piccinni si era sentito dire “Udite una cosa terribile: fra tre giorni sarò fucilato dai soldati di Dio”.

Quel ventenne era Raymond Radiguet, autore di un romanzo, “Il diavolo in corpo”, scritto a soli diciotto anni e pubblicato da Grasset con un battage pubblicitario assolutamente nuovo per l’epoca. L’opera, parzialmente autobiografica, ebbe un successo clamoroso, anche grazie alle narrazioni scabrose: racconta infatti di un amore anticonformista tra un adolescente e una donna il cui marito è al fronte, durante la Prima guerra mondiale. Radiguet è conscio della delicatezza del tema: “Devo aspettarmi dei rimproveri” così comincia “Ma che posso farci? È colpa mia se compii dodici anni qualche mese prima che la guerra fosse dichiarata? (…) Era destino che mi comportassi come un bambino in un’avventura che avrebbe messo in difficoltà persino un adulto?” E l’inquietudine, lo smarrimento, la rivolta morale di quei giovani diventano parte della storia; Radiguet ne parla con sincerità disarmante, con uno stile puro e incantevole, con una lucidità inaspettata in un ragazzo: “La mia lungimiranza era solo una forma più pericolosa della mia ingenuità. Mi giudicavo meno ingenuo, ma lo ero sotto un’altra forma, poiché nessuna età sfugge all’ingenuità. Nemmeno la vecchiaia. Questa presunta lungimiranza mi annebbiava tutto, mi faceva dubitare di Marthe. O meglio, dubitavo di me stesso, perché non mi ritenevo degno di lei”.

Non si sa chi abbia il “diavolo in corpo”, se sia l’irruente ragazzo o la donna infelice di un matrimonio che non voleva, più probabilmente entrambi: “Per la prima volta, mi sentiva pronunciare la parola «morale». Quella parola capitò a meraviglia, giacché anche lei, così poco cattiva, doveva pur attraversare crisi di coscienza, come me, sulla moralità del nostro amore”. Alla fine il protagonista troverà nel “richiamo all’ordine” la soluzione al tabù della differenza d’età e alla riprovazione dell’amare la donna di un soldato in guerra: “L’ordine, alla lunga si dispone spontaneamente attorno alle cose” si legge nelle righe finali del romanzo, concluso da una tragedia ma vivificato dalla speranza.

2009

 

Le diable au corps
1947
Real. : Claude Autant-Lara
Gérard PHILIPE

Collection Christophel

UNA SCENA DA “LE DIABLE AU CORPS” DI AUTANT-LARA, 1947

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