sabato 17 novembre 2012

L’urso Knut

 

Doppo aviri indagato sulla morte del purpo Paul, il celebre indovino del Mondiale, Montalbano aviva oramà una fama internazionale di sbirro dei casi strambi assà. Soprattutto in Germania.

Aieri se ne stava assittato nel sò ufficio a farsi una penni... a ragiunari sulle carte che avrebbi dovuto firmari quanno gli parve che fosse addumata una bumma. Satò sulla seggia e vidi Catarella entrari praticamente appuiato all’anta della porta che ancora sbatacchiava. “Ah dottori dottori, ci sta al tilefono il signor Bestiabella che la cerca per un urso”.  Bestiabella? E chi era mai? “Passamelo, Catarella, grazie”. “Subito, dottori”.

Era il portavoce del ministro degli Esteri tedesco, Guido Westervelle, un figlio di immigrati siciliani, che gli spiegò più in dialetto che in italiano, che era morto l’urso Knut, il peluche bianco dello zoo di Berlino idolatrato dai bambini e po’ messo in disparte quann’era crisciuto. “Sospettiamo sia morto di malinconia” gli disse Hans Mannino – questo era il nome del portavoce. “Prendo il primo volo per Berlino” disse Montalbano, che sapiva che accusì avrebbi avuto di sicuro una sciarratina con Livia, la sò zita che doviva arrivari il giorno appresso da Genova.

Hans Mannino raccattò Montalbano all’aeroporto di Tegel e lo condusse allo Zoo su una veloce Mercedes nera. Il commissario si vrigognò non poco al pensiero della Tipo scassata che guidava a Vigàta. Knut era macari là, nella scena del crimine: galleggiava nella piscina del recinto. Era enurmi pensò Montalbano, che rammentava le immagini del peluche viste anni narré al telegiornali. Si fece dari un raffio dall’addetto e tirò a riva il corpaccione del povero urso. Stava tastando la pelliccia con la mano dritta quanno squillò il cellulari. Bih, chi camurria! Era Livia. “Salvo, sono all’aeroporto”. Livia! Se n’era dimenticato!

“Livia, mi dispiace, è che sono impegnato in un’indagine…”

“…”

“Facciamo accusì, ti manno Fazio, po’ appena posso ti raggiungo a Marinella”

“Potevi anche avvertirmi”

“Lo so, scusami, è che ho tante cose per la testa”

“Sicuramente avrai anche la tua amica Ingrid”

“Ma che dici, Livia? Sto travagghiando a un caso internazionali. Appena posso, arrivo. Ah, non prioccuparti: Adelina non c’è, è andata a trovare sò soro, starà via qualichi jorno”.

Montalbano astutò il tilefono, scosse la capa, avvisò a Fazio di correri all'aeroporto di Palermo e si rimise a taliari l’urso. Vide un minuscolo pertuso rosso  vicino all’occhio mancino. Esecuzione mafiosa… No, in Germania… Taliò intorno, poi trovò un filamento verde: un pezzo di tessuto loden. “Vinditta” sentenziò allora Montalbano. “Ve l’arricordati la storia dell’urso Bruno?  Il 26 giugno del 2006 venne ammazzato in Baviera. era un urso italiano che dall’Adamello era salito in Germania in cerca di mangiari, come molti altri italiani prima di lui”

“Certo, mi ricordo” disse Mannino, “è stato imbalsamato, lo si può vedere nel castello di Nymphenburg”

“In Trentino se la sono legata al dito: avivano prumisso vinditta. Ora l’hanno avuta: lo vede quel pertuso minuscolo vicino all’occhio mancino? Sciaura di mandurle amare, signo che è stato iniettato cianuro”.

“Faremo le analisi, commissario. Grazie mille.”

“Prego. Fanno 100.000 euro, e si sbrighi, ché devo andare all’aeroporto. La mia zita mi aspetta e quanno aspetta diventa nirbusa”.

 

20 marzo 2011

 

article-1059851-02C4971600000578-696_468x355

Nessun commento: