sabato 19 gennaio 2013

Il ritorno dalla gita

 

Tornavamo dalla gita. Negli occhi avevamo ancora il castello, le sale che si inseguivano nel suo interno, gli affreschi, le tele, le erme immobili nel vasto giardino. Anche il pullman sembrava andare indolente e apatico, dopo la cena al ristorante tipico: al pari di noi, non era più baldanzoso e fresco come al mattino.

L’autostrada correva nel buio sotto di noi, lontane le luci dei paesi, le collane dell’illuminazione stradale. La domenica se ne andava via con quel sapore un poco amaro e carico di stanchezza che lascia ogni volta in eredità ad una nuova settimana. Sorpassammo un’auto che procedeva lentamente nella corsia esterna, come se chi la guidasse volesse prolungare quanto più possibile il tempo da passare in viaggio. Alla luce dei potenti fari dell’autostrada notammo che la guidava una donna bionda giovane e carina che indossava una giacchetta estiva bianca a righe blu.

Onorato, al mio fianco, mi chiese “Ti piacerebbe essere seduto al suo fianco?”. La domanda mi colse un po’ di sorpresa. Esitai un attimo, poi risposi “Perché no?” e dopo qual­che secondo aggiunsi “Sì, mi piacerebbe sedere al suo fianco”. Onorato tacque. Io per tutta la strada del ritorno non feci che pensare a quella ragazza che nella sera di festa guidava da sola in autostrada, sognavo di essere seduto al suo fianco, di lasciarmi condurre lentamente verso casa, senza fretta, parlando di noi e del mondo, prolungando all’infinito la malinconica dolcezza della domenica sera che finisce.

“Un giorno... Un giorno, forse...” dissi ad Onorato. Lo guardai. Si era addormentato.

 

1998

 

Autobahn-bei-Nacht

FOTOGRAFIA © DSLR

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