sabato 16 febbraio 2013

Il sogno di Jimmy

 

Il cielo era un broccato di nuvole d’aprile che svaporavano lente sulla città, sui lunghi viali alberati a misura d’uomo. Anche la luce ne risultava spumosa, soffice come l’albume d’uovo montato a neve, chiara e delicata al contempo, quasi che qualcuno avesse dipinto la scena ad acquarello. Si scioglieva sulle torri, avviluppava come un rampicante i giardini fioriti di lillà e di magnolie.

Gerlando Scanavino detto «Jimmy» aveva fatto un lungo viaggio per essere lì, in quella città che un tempo avrebbero definito “di provincia” e che adesso invece era una bomboniera per i turisti, un pacchetto per fine settimana che ingolosiva l’Est europeo e le coppiette in cerca di intimità. Aveva preso due treni e un autobus che percorreva strade di campagna per essere lì, Jimmy. Aveva attraversato due regioni e una dozzina di province. Si era alzato all’alba per giungere all’appuntamento e ora era finalmente arrivato. Era lì per incontrare Paola.

La vide davanti a lui, di schiena. Stava camminando nel viale d’aprile con una grazia indescrivibile – una volta l’aveva definita “madonna fiorentina” – indossava un paio di blue jeans chiari e una maglietta azzurra, i suoi capelli biondi splendevano al sole. La raggiunse, le toccò una spalla e lei si voltò. Paola! “Ho fatto un lungo viaggio per essere qui” le disse. Camminarono un po’ per la cittadina, si fermarono a prendere la cioccolata in un grazioso caffè del centro, si sedettero a parlare davanti a una fontana e lo scroscio dell’acqua sembrava frangere i discorsi come tante monetine di nichel. Cenarono in un locale con le pareti rivestite di legno e le tovaglie a quadri bianchi e rossi, candele riverberavano sui loro visi.

Quando infine scese la sera andarono in una camera d’albergo. Aveva prenotato Paola, aveva fatto tutto lei, che abitava in una città vicina. Jimmy si fece una doccia, sentiva la stanchezza del giorno e la lavò via. Quando uscì dal bagno trovò Paola con addosso un pigiama a righe, la trovò incredibilmente sexy. “Allora, buonanotte” gli disse lei, indicandogli il vano che si apriva nel salottino. Capì che il suo letto era lì, un bianco lettuccio ricavato da un vecchio sofà. Fu solo in quel momento, fu solo di fronte a quell’assurdità che Gerlando Scanavino detto «Jimmy» comprese di stare sognando, e all’improvviso si rese conto che la ragazza che era lì con lui, non era Paola. O meglio era Paola, sì, ma la Paola di vent’anni prima. Come colpito da quella constatazione, Jimmy si svegliò. “Che strano sogno”, pensò… Fuori le prime luci dell’alba accendevano un pallido cielo di febbraio.

 

Rene-Magritte

RENÉ MAGRITTE, “BAISER”

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