sabato 23 febbraio 2013

Il volano

 

Ricordo ancora le sere in cui le ragazze giocavano al volano davanti all'alta cancellata. Una racchetta lanciava un ultimo volano che moriva nella notte addormentata sotto il fogliame.                                 
FRANCIS JAMMES, "Il volano”

La parola "volano" mi fa pensare a una sera dolce di maggio con le ragazze che giocano sotto una pianta centenaria, forse una quercia, forse un ombroso platano, le racchette in mano, il rosso del sole che si tuffa nella campagna, il vento che soffia sulle gonne. Al mio amico sono sicuro che questa parola ricorda quel pezzo del motore che non so neppure a cosa serva né dove sia. Ma è così: a lui piacciono i motori e li ama come io amo questo romanticismo che mi fa associare alla parola "volano" un tramonto di maggio dolce come quella sera che incontrai Laura, c'era il Palio calcistico delle contrade e lei mi apparve come una madonna fiorentina. O quell'altra sera di maggio in cui ero solo e mi stupii della incredibile dolcezza che aleggiava nell'aria colorata d'arancione, un disco suonava e le note di un pianoforte sembravano essere lì nella stanza.

E adesso che "La Settimana Enigmistica" mi ha proposto questa definizione, "La pallina piumata che si colpisce con il tamburello", subito ho pensato alle ragazze con le racchette in mano intente a trovare il modo di togliere il volano dalle fronde di quell'alto albero centenario. E l'associazione di idee mi ha portato dal volano in una sera di maggio a Laura al torneo di calcio e a quella volta che ho scoperto nella mia solitudine l'infinita dolcezza della malinconia.
                                                

(Merano, 3 marzo 1989)

 

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JEAN-BAPTISTE SIMEON CHARDIN, “RAGAZZA CON RACCHETTA E VOLANO”

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