sabato 13 luglio 2013

La loquace

 

Parlava di quella sua voglia d’antico, seguendo forse con Gozzano il rimpianto e l’abbandono. Deprecava i mercatini con antichità troppo recenti, falsi compresi, e gli anacronismi di certe monete che del resto basta guardare solamente per capire: bordi lisci, lettere troppo precise, per non parlare del metallo. Gli antichi erano invece artigianali: usavano martelli e pinze e forza di braccia, oggi invece la quasi perfezione delle macchine crea la modernità.

Diceva con un po’ d’enfasi di un suo viaggio in Egitto, disturbata dai clic delle macchine fotografiche: avrebbe voluto vivere nel Settecento senza tanto progresso, in clima preindustriale, magari nella Francia dei lumi o nella Germania dei filosofi. In Italia... in Italia no. E invece ecco i computer e le fibre ottiche, i laser e gli elettrodomestici. Semplificano la vita complicandotela ancora di più. E noi stolti a crederci evoluti quando ne usciamo volgari e imbecilli, e cafoni irrispettosi senza più né morale né senso estetico o etico.

Sul divano di velluto allungò le gambe e appoggiò il tallone evidenziato dalla lunetta delle calze di nylon sul bracciolo. Chissà perché in quel lasso di tempo in cui ella tacque mi venne da pensare a un barbuto profeta che con la tunica vaghi per la città gridando “Egli è qui!” con il portamento di uno stilita.

Come supplicando un ascolto o perlomeno un dormiveglia quasi attento, riprese a parlare di qualcosa che c’entrava con Narciso: una formella o un dipinto, credo. E poi dell’idra. No, non del mostro di Lerna che Eracle combatté: l’idra, quell’insetto che galleggia sull’acqua, pare quasi un idrovolante.

«Piove!» esclamò improvvisa, poi un po’ più sommessa disse «Cade la pioggia» e io distratto solo allora capii e guardai fuori il cielo da chiaro fattosi scuro e sentii l’acqua scrosciare, e nel naso l’odore dell’umido che saliva dalla strada, come se insieme a me si fossero all’unisono ridestati i sensi, più vivi e più allenati.

Guardai che cosa facesse lei: distesa sul divano, taceva, Si era addormentata.

4 ottobre 1994

 

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JACK VETTRIANO, “ALONG CAME A SPIDER”

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