sabato 12 luglio 2014

Un lampione giallo

 

C’è una fotografia di qualche anno fa in cui sorridiamo abbracciati. Tu indossi una maglietta turchese e porti i capelli biondi sciolti sulle spalle. Io ho una camicia a quadri e lo sguardo un po’ stupito che mi viene nelle fotografie. Allora, quando la notte stanco posavo il capo sul cuscino, tu eri il mio rifugio. Con te dimenticavo il buio che avvolge la realtà oltre la finestra e le imposte, dimenticavo tutte le tensioni del giorno accumulate alla base del collo. Ascoltavo il tuo respiro accanto a me e mi immergevo nel sonno del tuo amore come in un lago di montagna, puro e cristallino.

Un mattino di primavera, quando quel nostro amore era ancora ai suoi esordi, eravamo fermi a guardare lo splendore dell’Adda dalla balaustra del traghetto: il cielo era una pioggia di riflessi e scomponeva il tuo viso alla luce, piccole onde passavano frangendo la superficie scura di quello specchio. Pensavo che finalmente ero insieme a te e i piccoli anatroccoli dei cigni lungo il fiume ben rappresentavano il nostro amore, un grigio batuffolo di piume.

E passeggiando per i parchi che l'autunno tingeva di giallo il tempo vestiva la tua maglia chiara, la luce accendeva l'oro dei capelli. Il cielo di Milano si riversava come un fiume nelle cascate rapide delle ore: ti ascoltavo e le tue parole davano sussulti, mi aggrappavo al profumo di menta delle tue labbra. Dove tu posavi la borsa fioriva un mondo – la sedia del caffè, ad esempio – e i discorsi galleggiavano, attinie nel mare del pomeriggio, nella noia grigia che frantumavi già solo con la tua presenza. Ridevi, e spalancavi universi in cui precipitavo sereno e lieve senza più il peso di tutti i miei affanni.

Come quel giorno che mi chiedesti se la felicità esiste o è solo una giornata tirata a lucido,

un tempo levigato come un ciottolo di fiume, un filo teso tra due estremi di noia, di insofferenza o di disinganno. «Accarezzami» risposi, «tienimi stretto, lascia che ci scorra addosso la luce, non ti curare di questi pensieri, del mondo fuori, delle circostanze. Felicità è il tempo strappato al nulla». Ero forse conscio che un giorno ti avrei perduta, così come ti avevo trovata.

Eppure, ora il vento che taglia in due la notte e spazza i viali mulinando foglie secche non riesce a cancellare il silenzio di te che mi rimbomba al centro della testa. Nella strada un lampione giallo brilla più intenso degli altri, come il tuo ricordo lungo i bastioni dei miei pensieri.

 

Pink show

LEONID AFREMOV, “PINK SHOW”

Nessun commento: