sabato 13 settembre 2014

La partenza

 

La sera si era fatta un po' più fresca e un chiarore giallo lontano significava che il sole ancora non era scomparso del tutto. Le due ragazze parlavano in dialetto, camminando verso i negozi del centro, e Giovanni faticava a capire: era una lingua che fluiva sciolta, dolce come una carezza, e le sibilanti fischiavano un attimo più del normale.

«Cosa dite?» si arrischiò a chiedere, temendo di essere indiscreto. Fu Anna a rispondere: «Miriam dice che non sa decidersi a partire, questa compagnia - insomma, noi tre insieme - è una cosa bellissima. Non ci sono amori o motivi di rancore: siamo solo amici, tre amici che stanno bene insieme e si conoscono da tanti anni». Ma Anna non si risolveva a venire al nocciolo della questione. Fu Miriam a dire tutto d'un fiato: «Ho trovato lavoro in Australia, parto domattina».

«E allora questa tua ultima sera deve essere memorabile!» esclamò Anna con un tono di orgoglio nella voce. Giovanni taceva pensieroso. Le luci della sera si accendevano e si accendeva anche un'euforia strana nei ragazzi che, seduti su un muretto, cercavano di decidere come festeggiare degnamente l'ultima sera di Miriam. Era un'euforia che contrastava con la notizia che la ragazza aveva dato prima all'amica del cuore, poi a Giovanni, come se le due ragazze volessero prepararlo, quasi spinte da un istinto materno.

Così finì che noleggiarono un tandem a tre posti e iniziarono a scorrazzare per le tranquille vie della cittadina disputandosi l'onore di guidare. Giovanni quella sera era diverso dal solito: allegro, spensierato, divertente, lontano da quella timidezza che inteneriva. Anna se ne accorse, si disse tra sé: “Se Giovanni fosse sempre così potrei innamorarmene forse, ma non sarebbe più l'amico così grande che è”. Attribuì quel turbamento alla particolare situazione: si sentiva anche lei come ebbra, come se avesse bevuto. “Bevuto per dimenticare che domani Miriam se ne va per sempre” pensò con una nota di tristezza.

Pedalavano veloci, canticchiavano, scherzavano. Si avventurarono per strade sconosciute e finirono inevitabilmente con il perdersi. Erano in una zona in cui le vie avevano nomi di musicisti: Wagner, Mendelssohn, Beethoven; non si raccapezzavano più.

Finalmente ritrovarono la strada e condussero il tandem al noleggio. Erano accaldati, rossi in viso. Si incamminarono quasi inconsciamente verso il mare. Giunsero al limitare della spiaggia quando scoppiarono i primi fuochi d'artificio. «Festeggiano te» scherzò Giovanni. «È la notte di San Pietro e Paolo» si schermì Miriam. L'ebbrezza era scomparsa, ora l'animo era preda di una malinconia dolcissima. Si sedettero sulla sabbia a guardare lo spettacolo pirotecnico. Miriam giocava con la sabbia: ne prendeva dei pugni e poi la lasciava filtrare sui piedi nudi, Era fredda ed era piacevole sentirla sulla pelle, quasi la solleticava.

«Come sono triste, Miriam,come sono triste!» riuscì a proferire Anna, quasi piangendo. Giovanni la strinse a sé, ora calde lacrime le sgorgavano sul viso. Giovanni la sentiva sussultare nel singhiozzo, le accarezzava la schiena. Miriam si alzò e le si sedette vicino, con una mano le asciugò il viso, come a una bambina capricciosa. Anna si calmò ma rimase stretta a Giovanni, come se non volesse perdere anche lui.

Miriam partì poco dopo l'alba. Giovanni e Anna andarono a salutarla all'aeroporto. Miriam non pianse, si rivelò fortissima. Anna continuava a passarsi il fazzoletto sugli occhi. Anche a Giovanni sfuggì una lacrima nello stringere la mano a Miriam dopo averle baciato le guance. «Il ricordo di me resta qui, non parte» disse Miriam e, rivolta a Giovanni: «Abbi cura di lei, ora siete voi due soli».

Il cielo era plumbeo, minacciava pioggia. Anna e Giovanni rincasarono abbracciati. Un raggio di sole squarciò le nuvole, in breve sarebbe tornato il sereno. Fu allora che Anna sentì di essersi innamorata di Giovanni.


1995

 

Behrens1978

HOWARD BEHRENS, “THREE PEOPLE ON THE BEACH”

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