sabato 6 settembre 2014

Generazione fuori sincrono

 

“Essere nati a cavallo del 1960 significa far parte di una generazione fuori sincrono, arrivata sempre un po’ troppo presto o un po’ troppo tardi per tutto. Ma una cosa differenzia quella generazione da tutte le altre, rendendola unica: la memoria visiva comune. I ragazzini di allora sono gli ultimi ad avere ricordi in bianco e nero, i soli ad avere tutti le stesse nostalgie”. Così scriveva Gianluca Nicoletti su Tuttolibri n. 1847 del 19 gennaio 2013, recensendo l’antologia delle strisce di Nick Carter, fumetto di Bonvi e Guido De Maria.

È verissimo: siamo noi baby boomers – i ragazzi degli Anni  ‘60 e ‘70 – i depositari di questa memoria di un tempo che fu: andavamo alle elementari o alle medie e la sera in televisione trovavamo “Supergulp – fumetti in tivù”, ci deliziavamo con quelle storie minimamente animate in cui comparivano lo stravagante detective Nick Carter con il cinesino Ten e il gigante buono Patsy – “…e l’ultimo chiuda la porta!” è diventato uno slogan di uso comune – con Alan Ford e il Gruppo TNT, Tintin, l’Uomo Ragno, gli Sturmtruppen, i Fantastici Quattro.

Memoria visiva comune: chissà se le nuove generazioni ne avranno mai. Tutto ormai si disperde in mille rivoli, in mille diverse vie tecnologiche. La mia infanzia, la mia adolescenza hanno potuto contare solo sulla radio e la televisione e i canali si contavano su una sola mano: il Nazionale (Rai 1), il Secondo Canale (Rai 2), la Tv Svizzera e Tele Capodistria. Poi sarebbero arrivate le televisioni locali, ma era ormai il 1977, Rai 3 nel 1979 e i canali di Berlusconi nei primi Ottanta.

Sembra di parlare di tempi remoti, ora che non facciamo un passo senza il nostro smartphone e passiamo ore davanti al computer e ai social network. Allora le trasmissioni cominciavano alle 17, addirittura alle 18 d’estate, con la TV dei ragazzi. Prima di quell’ora correvamo nei cortili, giocavamo, leggevamo, sognavamo di essere pirati o calciatori, astronauti o piloti…

Ci siamo persi l’epoca d’oro del beat, il Sessantotto, persino il Settantasette. Siamo stati paninari e poi yuppies. Ci siamo illusi con la Milano da bere. Ma ricorderemo sempre quei giorni in bianco e nero che viravano lentamente a colori mentre noi facevamo i compiti sul tavolo di cucina.

 

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