sabato 24 gennaio 2015

Con esasperata lentezza

 

Ti muovi con esasperata lentezza - la memoria ha questo suo aspetto un poco cinematografico, gioca con gli effetti, adora il flou e i colori leggermente pastellati, eterei, si impossessa del ralenti e lo mette in scena. Il ricordo proviene da un tempo ormai remoto, perduto: erano i giorni in cui bastava il tuo pensiero a vivere, ogni tua immagine si poneva come un’icona nel tempio della tua divinità. Ero il tuo sacerdote e il tuo fedele, tu eri la mia dea. Dietro di te il mare scintillante, qualche vela bianca alla deriva, soffusa come una pennellata in un dipinto, il sole in cielo appeso da qualche parte a soffiare quella luce che il flusso degli anni ha sbiadito.

Fossi ancora il ragazzo che ero, mi sentirei misero e sperduto di fronte a quell’amore per te. Mi perderei nelle meraviglie del tuo corpo, nei sogni tante volte costruiti e demoliti al pari di castelli di carte. Cederei alle tue carezze, alla visione del piccolo seno compresso dalla parte superiore del bikini, alla curva flessuosa della anche che dà al tuo incedere il passo ondeggiante delle fiere. Tornerei a orbitare intorno a te come un asteroide intorno a un pianeta, a prendere vita dal tuo respiro, a sorgere da ogni tuo bacio, a considerarti tutto il mondo, tutto l’universo conosciuto, tutta la mia vita. Come facevo allora.

Ma il tempo è passato e sappiamo entrambi di cosa sia capace, sappiamo di quella avidità di avventarsi con il suo maglio e mutare all’improvviso le cose. Sappiamo soprattutto di quella sua paziente opera, del lavorio continuo e impercettibile che di secondo in secondo lima qualsiasi cosa, dalle montagne ai grandi palazzi di città, dai vulcani alla moquette dell’ingresso. Siamo passati anche noi attraverso quel suo immane tritacarne, siamo sopravvissuti a costo di un amore, il nostro amore. Così, ora, il tuo ricordo apparso improvviso, evocato forse da un’immagine, forse da una parola, da chissà quale associazione di idee non mi fa più paura, non mi sgomenta, non mi dà dolore. Ti muovi con esasperata lentezza, ti volti verso di me, apri la bocca, sussurri qualcosa. Ma il vento si porta via le tue parole.

 

Karabelas

FOTOGRAFIA © NASOS KARABELAS

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