sabato 10 gennaio 2015

Il solstizio d’inverno

 

Quando passa il solstizio d’inverno, i giorni sembrano subito più lunghi. Ci si accorge di quel baluginare della luce nel cielo del crepuscolo come se si fosse accesa un’esile speranza. Ci sono molti proverbi a testimoniarlo: “A Natale lo sbadiglio di un gallo” e poi “A Pasquetta (l’Epifania) un’oretta” e ancora “A sant’Antonio un’ora e un gloria”, a evidenziare l’importanza della luce nelle nostre vite. Eppure, per dire, il tramonto del primo di gennaio è all’incirca quello di Santa Lucia, e allora ci si lamentava di quanto si fossero accorciate le giornate. È questione di percezione, è il nostro desiderio di luce a influire sul nostro stato d’animo.

Così, anche di questa storia si può dire lo stesso: il nostro solstizio d’inverno è stato un chiarimento, la dichiarazione di un sentimento. Se prima di quel giorno ci muovevamo nell’incertezza e il nostro amore sembrava spegnersi sempre prima, essere sul punto di essere assorbito dalla notte dell’aridità, dal buio che cancella il sentire, dopo quel giorno invece abbiamo preso slancio, ci siamo accorti di quanta luce ancora c’è per noi, dapprima impercettibilmente, come quel metaforico sbadiglio di gallo, poi sempre più evidentemente, quasi come l’iperbole di un altro proverbio, “A San Sebastiano due ore in mano”.

È ancora inverno, certo. Ci sono molte cose da chiarire, ci sono eventi che non possiamo calcolare, ma il buio è alle nostre spalle, l’angoscia di quelle sere cadute con il loro velluto di stelle su un gelido dicembre. E, finalmente, aspettiamo primavera...

 

FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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