sabato 3 gennaio 2015

Enologia

Il treno correva nella pianura gelata, un bel tepore a bordo invogliava al sonno. Due uomini parlavano di vini, di damigiane, di imbottigliamenti. Luca si lasciava dondolare dolcemente dal movimento ondulatorio del vagone, cominciò a pensare alle donne che aveva amato, incontrato, conosciuto e provò a paragonarle a dei vini.

Maria era un dolcissimo Moscato d’Asti, quelli che hanno una gradazione alcolica alquanto moderata, intorno ai sette gradi, e che di solito costano un paio di migliaia di lire, non di più. Per esserne ebbri bisogna scolarne intere bottiglie: è più probabile invece che diano il voltastomaco.

Paola era piuttosto un vino novello, un Beaujolais fresco e frizzante, un poco amarognolo, ma questo sapore, questo retrogusto più che altro gli deriva dall’essere ancora acerbo, ne è comunque la caratteristica che lo rende piacevole. Dà una gran gioia pensare che è il primo vino ottenuto dalla nuova vendemmia ad essere bevuto, fa ricordare recenti giorni d’estate.

Anna era certamente un corposo Barbera delle Langhe, forte da far girare la testa, da stordire già solo col profumo, pesante da buttar giù: un bicchiere basta ad annebbiare la vista, a dominare la mente. E in effetti Anna dominava, era lei a tirare le redini di quell’amore, a dettare legge.

Elvia era invece un vino greco, quello degli antichi, aromatizzato con cannella e altre spezie mediterranee o con la resina, un vino da gustare mangiando formaggio di capra e declamando poesie. A Elvia piaceva ascoltare, chiedeva spesso di raccontarle qualcosa, di recitare una poesia ed ascoltava come una bambina assorta presta attenzione ad una fiaba, con occhi stupiti e bocca spalancata.

Lucia era un vino da tavola: normale, senza troppa fantasia, né troppo forte né troppo poco, insomma giusto. Lucia faceva un vanto di questa sua normalità senza eccessi e senza troppi vizi; sarebbe stata certo la donna giusta da sposare per una tranquilla vita di coppia e con due bambini: uno splendido quadro familiare forse un po’ noioso.

E lo Champagne? Lo Champagne chi era? Quale donna avrebbe potuto incarnare la classe, l’eleganza, il gusto secco e frizzante, il valore dello Champagne? Forse era Daniela ad essere paragonabile ad esso, esuberante e delicata. Ma Daniela era forse più un buon Prosecco di Valdobbiadene o un Ferrari Brut che un Moët & Chandon. Certo, charme ne aveva, ma un fascino più italiano che francese.

Il treno continuava a correre per la pianura gelata; i due uomini che parlavano di vino si preparavano a scendere. Luca si addormentò.

(1991)

 

Perez

FABIAN PEREZ, “TESS IV”

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