L'amore spalanca l'universo. Forse è vero che è l'unico modo per liberarci da noi stessi, come pensava Hebbel. Quella notte di luglio con Paola è dipinta a tinte forti nella mia memoria perché avvertii quella fusione di anime, quell'essere piccoli di fronte all'immensità ma consapevoli di non essere soli.
Lei mi guardava dolce e sorridente e io, stupito, la guardavo fantasticando come facevo delle navi e dei pirati da bambino. Sfioravo i suoi lunghi capelli castani e la luce della luna sembrava frangersi su di essi, sulle mie mani, nei nostri occhi. Eravamo immersi anche noi in quel mare liquido che disegnava onde sulle tende, che bagnava i fiori nei vasi del terrazzo.
Com’era bella lei, com’era mia! Nel bacio il suo seno premeva contro me, contro il mio petto che la magia del momento, di quel magico incontro, riempiva di gioia e felicità. Le sue labbra sapevano di vita: erano l’universo, tutto il mondo e le stelle. Ed era là, in quel preciso momento, che io nascevo, su quella panchina di legno consunto.
L’altro giorno leggevo i taccuini di Anton Cechov e mi sono segnato una frase: "Quello che noi proviamo quando siamo innamorati, forse è il nostro stato normale. L'innamoramento mostra all'uomo come egli dovrebbe essere sempre". Ho riconosciuto lo stato di quella notte di stelle...