sabato 3 ottobre 2015

I buttadentro

 

Nel mio recente viaggetto a Venezia ho rivisto i “buttadentro”: ogni ristorante, pizzeria, trattoria delle strade centrali, quelle più frequentate dai turisti, ne ha uno. È un cameriere se non il ristoratore stesso o anche una ragazza giovane e bella che negli orari canonici di pranzo e cena – molto vari, visto che alle cinque e mezza i giapponesi e gli americani già si siedono a  tavola -  “accalappia” i clienti. Non è neppure necessario avvicinarsi al leggio con il menù: basta camminare per la via. “Uno spritzino?” mi ha chiesto un affabile cameriere, che somigliava al detective Munch di Law & Order Unità Vittime Speciali, davanti alla chiesa di San Geremia e Santa Lucia. Volentieri, amico, ma sono le tre del pomeriggio e ho ancora in bocca il caffè…

Una cosa simile mi capitò di vedere a Lissone, capitale italiana dei mobilieri: fuori dal Palazzo del Mobile 100 Firme, che raccoglie in esposizione i prodotti di più artigiani, si materializzarono, come in un film degli Anni Cinquanta, i procacciatori della concorrenza: aspettavano al varco le automobili che lasciavano il parcheggio per intrufolare un biglietto da visita, per chiedere se si aveva bisogno di qualcosa, che tipo di mobile si cercava e, infine, per invitare a seguirli nella loro esposizione.

Gli affari sono affari, e serve anche questo genere di faccia tosta per emergere, per sopravvivere. Che sia allettamento o lusinga, sta in un percorso in cui si possono incontrare la prostituta che offre la sua mercanzia, il venditore del mercato che grida: “Carciofi! Carcioooofi!” e le sirene della pubblicità che ci incantano dai cartelloni stradali, dalle pagine dei giornali e dagli schermi televisivi.

Ottobre 2013

 

FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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