sabato 16 gennaio 2016

Passato e futuro

 

Dag Hammarskjöld era un uomo politico svedese. Nel 1953 aveva quarantotto anni e divenne segretario generale dell’ONU. Ricoprì quella carica a lungo, fino al 18 settembre 1961, quando rimase vittima di un incidente aereo nello Zambia mentre si recava in Congo a risolvere la grave crisi politica di quel paese. Oslo, in quello stesso anno, gli assegnò il Premio Nobel per la Pace, alla memoria.

Mi ha colpito una brevissima frase tratta dal suo diario: “Al passato: grazie! Al futuro: sì!”. Pochissime parole che racchiudono tutta una filosofia di vita, a testimonianza che non servono pagine e pagine per esprimere un concetto, anzi, spesso accade proprio il contrario grazie all’incisività.

“Al passato: grazie”, ovvero non c’è necessità di crogiolarsi nel ricordo, non c’è bisogno di vivere nel passato. Guardare indietro è bello e allettante, ma deve essere solo un attestato di ciò che si è vissuto, una constatazione che ciò è stato, come una galleria di quadri che si ammirano con stupore e ammirazione, con una punta di nostalgia, ma con la consapevolezza che è qui, nel presente, che si vive, nell’hic et nunc che è la nostra vita. Oggi. Ieri non deve essere altro che un album di fotografie che andiamo sfogliando per poi riporlo al suo posto nello scaffale.

“Al futuro: sì!”, ovvero dobbiamo guardare al domani con ottimismo e con speranza. Lo so che ci lamentiamo spesso di questo mondo e del nostro futuro: l’effetto serra scioglierà i ghiacci, il petrolio finirà, il buco nell’ozono ci arrostirà tutti, la crisi economica divamperà furiosa, le banche falliranno. Non dico che è sbagliato essere attenti al mondo del domani, ma certo il catastrofismo non aiuta. Hammarskjöld ci indica la strada: pensare positivo, andare incontro con fiducia all’avvenire. Che poi ad attenderlo, nel suo futuro, ci fosse un incidente aereo, quella non è che una beffa del destino…

2010

 

Past future

IMMAGINE DAL WEB

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