sabato 4 marzo 2017

Un mare quieto

 

Seduto sulla postazione rialzata del bagnino, Giovanni continuava a guardare il mare: una distesa di piccole onde che, portate dal leggero grecale, accarezzavano la spiaggia. In realtà, lo sguardo di Giovanni era fisso sul mare, come se i suoi occhi in quel momento fossero un impiccio per i suoi pensieri, che invece vagavano con un ritmo simile a quello delle onde. Il punto era quell’amore che aveva finalmente trovato – o che aveva trovato lui, si diceva spesso meravigliato: non si capacitava, non corrispondeva a quell’idea di amore che si era fatto in tanti anni, non credeva fosse possibile innamorarsi così. Eppure, in quel rapporto spensierato e spontaneo, si muoveva a suo agio, sentiva di incastrarsi perfettamente con Anna: riflettendo, pensò alle tessere di un puzzle o a certi intarsi in legno che diventano praticamente inseparabili.

Quella semplicità, quella giocosa complicità non l’aveva provata neppure con il primo amore, troppo elucubrato, troppo cerebrale forse, intento a interpretare la novità, a cogliere i segnali di quello che poteva sembrare un sogno – in effetti era come un’avventura, aveva significato per lui conoscere anche se stesso oltre che i meccanismi dell’amore, un po’ come fanno gli esploratori o i viaggiatori che si spostano in una città sconosciuta dove si parla una lingua che non si padroneggia. L’incomprensione e l’inesperienza portarono a troncare quel rapporto che lo ferì forse oltremodo. Non trovò strano arrivare poi disilluso, prevenuto, a qualche successivo tentativo: non riusciva a valutare il sentimento, non era in grado di dargli un nome più preciso, più definito. In breve, non era più riuscito a innamorarsi compiutamente, a lasciarsi andare.

Si stava rassegnando ormai, quando si era imbattuto in Anna, in quella che lui aveva definito “donna dall’esuberante timidezza” ben sapendo che lei avrebbe risposto che “la aveva fotografata esattamente”. Quell’empatia toglieva ogni velo, era il segreto della tranquillità che provavano entrambi, uno stato di serenità che li faceva stare bene.

“Il nostro amore” si disse rialzandosi e spolverandosi con le mani la sabbia dai blue-jeans, “è un mare quieto”.

 

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