sabato 28 aprile 2018

Notte di Sicilia


Sul lungomare soffia forte il vento: uno scirocco che viene dal buio e dall'Africa e gonfia le onde nella notte. Resto lì a osservarne le creste bianche apparire nella luce dei fanali di questa piazza circondata da altissime palme che agitano i grandi ventagli delle foglie con un suono di xilofono. Respiro l'odore della notte, che sa di sale e di alghe, come gli spruzzi che di tanto in tanto mi arrivano sul volto, sulle labbra. Mi stringo ancora più forte nella mia giacca blu, rialzo il bavero e resto come ipnotizzato a scrutare lontano, la luce del faro che ondeggia, una grossa nave ferma nel porto.

Sono partito all'alba per giungere qui. Ho preso il pullman per raggiungere l'aeroporto della Malpensa. C'era una primavera lussureggiante nei prati lungo l'autostrada, i papaveri tingevano di rosso i fossati, i terreni erano ancora umidi, pregni di pioggia. Poi l'aeroporto, con la sua moderna struttura. All'interno lo scorrere delle stagioni non c'era più. Con il lungo pullmino ho raggiunto l'MD-80 per Fontanarossa. È partito in orario ed è arrivato con pochi minuti di ritardo. Non ho potuto guardare dal finestrino scorrere l'Italia: troppe nuvole. Solo qui, dopo le Eolie e l'Etna, il sereno.

Un altro pullman mi ha condotto a Siracusa, dove ho pranzato e visitato la città: il Teatro Greco, Ortigia, il Tempio di Apollo, quello di Atena inglobato nel Duomo. C'erano le luminarie in onore della Santa e sul sagrato gente vestita a festa che si scattava fotografie. Mi sono seduto a un tavolino con una granita di caffè davanti e mi sono gustato da dentro quella Sicilia così diversa, così lontana. E ho sentito subito di amarla.

Ho ripreso il viaggio, stupito della differenza di questa terra con la mia, lasciata solo al mattino: i campi brulli, i muretti a secco, le siepi di fichidindia, le distese di serre, l'assoluta mancanza di traffico sulle strade. Finalmente, quattordici ore dopo essere partito, ho raggiunto la mia meta, questo albergo sul lungomare dove ho depositato la mia valigia, mi sono fatto una doccia e ho cenato.

Ora sono qui davanti al mare: è mezzanotte e non ho nessuna voglia di dormire. Desidero soltanto sentirmi parte di questo estremo lembo d'Italia, assaporarne i sapori e gli odori, bere avidamente ogni singolo momento. C'è un lungo viale illuminato che conduce da questa piazza al porto: vado a cercare un bar per bermi un caffè.


2002


Pozzallo

FOTOGRAFIA © FIORENZO PEPE



Nessun commento: