sabato 10 novembre 2018

Sabato sera


a Silvio Miglio

Che cos’è questo cielo prigioniero dei monti? Dov’è la libertà se non nella pianura sconfinata? Ma qui vedo sempre quei monti, di sera come sabbia nel tramonto, con la luna ritagliati in cartoncino nero e opaco e poi di giorno ancora lì come una lenta asfissia. E invece io avrei bisogno di spaziare con lo sguardo sull’immensità del mare.

Il treno dal Nord porta le turiste tedesche, scendono schiamazzanti tra le valigie e i lampi di una macchina per fototessere. Nella mia mente un amore perduto o forse mai nato, abortito una sera di luglio quando non trovai il coraggio di baciarla...

Ma cos’è quest’ansia che mi prende come un granchio? Sarà la consapevolezza che la gioventù svanisce sempre un po’ ogni giorno, sarà la nostalgia, il rimpianto per ciò che non è stato?

Ci sono dei sapori che noi che ci troviamo in questa situazione non sentiamo più. Non sono i sapori che possiamo percepire attraverso il gusto ma dei sapori del tutto particolari che forse nessun senso o forse l'insieme di tutti i cinque sensi ci può fornire. Come il sapore del sabato sera uscito dall'immagine di un attimo rubata passando davanti a un supermercato: la gente che si affolla alle casse, riempie carrelli, accatasta sacchetti di plastica; e gli scaffali pieni di scatole e barattoli colorati, il gusto della festa che sta arrivando e si prepara tutto per bene perché la domenica sia felice...

Amico mio, scusami se ti assillo con i miei guai: divertiamoci oggi che è sabato, ceniamo e poi cerchiamo compagnia. E allora crauti rossi cotti nel burro e canederli da intingere nel gulasch; davanti la caraffa di birra e la valle dove ad una ad una si accendono le luci. E con le luci si accendono le stelle e i ricordi. Strüdel al papavero con crema di mirtilli e poi una grappa di pere.

E lungo il fiume donne in passerella per noi nella sfilata d’autunno che è la passeggiata serale: bionde, brune, rosse, minigonne, calze nere, jeans, baschi, abiti attillati... Al solito caffè la cameriera ci strizza l’occhio e ci fermiamo a discutere con lei su che differenza passi tra amore e sesso e intanto il fiume corre via insieme al tempo.

Una gran voglia d’amore mi prende il cuore adesso che vedo le coppie per strada camminare abbracciate e poi infilarsi qui nel bar, davanti a noi, sedersi a parlare davanti a un cappuccino.

E ancora l’angoscia mi pesa nel cuore, forse è una briciola di solitudine in cui mi immergo come si immerge un oggetto nel mercurio, che poi lo togli ed è asciutto, impermeabile a questa solitudine, se poi mi basta un amico per ritrovare il sorriso, amico mio come forse non ne ho avuti mai.

1988


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