Vestita d'azzurro lei veniva verso me, entrava nella mia vita quel giorno d'estate pieno di sole. Ancora adesso non so se fu un colpo di fulmine o un lento innamorarsi: ricordo quell'approccio un po' impacciato, ricordo quel caso che instaurò la conversazione, quel libro galeotto che unì due cuori. Ricordo poi con quanto coraggio mi sedetti accanto a lei, quanta forza insospettata trovai nella mia incosciente gioventù. Forse fu solo un'illusione, forse un gioco durato un po' di più.
Ma lei era l'amore - ora lo so - il gusto acerbo del primo amore, quello che rimane più a lungo dentro il cuore. E mi perdevo nei suoi occhi, occhi scuri, occhi grandi da guardare, occhi dove il mare si specchiava con la luna mentre cantavamo e la sera piano piano ci portava via davanti ad un falò. Lei era mia, la sentivo tra le braccia e sapevo che la perdevo già, in bocca si formava già il sapore amaro del primo addio.
Ma lei ha lasciato nel mio cuore il suo ricordo, una fiamma accesa che mi conforta oggi che lei chissà dov'è, chissà da quali braccia si lascia stringere. E certamente sa che una parte di lei è rimasta dentro me, così come una parte di me - io lo so - batte ancora nel suo cuore.
Gennaio 1990
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