sabato 5 ottobre 2013

Breve tramonto

 

Nella stanza già era buio: le ombre della sera sembravano già calate.

Ma fuori una larga lama di sole, dell’ultimo sole, accendeva di luce la campagna spazzata dal foehn, che ululava caldo e minaccioso.

Sotto un cielo cupo, pur essendo ancora nelle tonalità dell’azzurro, le colline luminose brillavano di riflessi rispecchiati dai vetri delle case disseminate qua e là come i granelli di zucchero sulle ciambelle. Le ombre dei rilievi e delle forre erano perfettamente visibili, simili ai crateri lunari nelle notti in cui l’astro è pieno.

Piccole vaporose nuvole bianche, inconsistenti come garza, come il tulle dei tutù delle ballerine, sovrastavano la sommità tondeggiante delle colline.

Più vicino, sulle case dipinte di bianco, la luce era proiettata come su uno schermo cinematografico, d’un giallo vivo. I tetti erano di un rosso altrettanto vivo, quasi sanguigno, e l’ordine delle tegole vi spiccava con evidenza.

Gli alti monti a nord vivevano di luce riflessa: il primo, di un verde azzurro, il colore che ha la spuma dei fiumi tumultuosi che si gettano nelle rapide; il secondo quasi violetto, simile ai riflessi di una brocca di vino rosso. Entrambi erano liberi dalla neve, pur essendo gennaio.

Lo spettacolo non durò che pochi minuti, forse dieci, forse quindici: questa era la cosa più straordinaria, questa era la sua importanza.

10 gennaio 1995

 

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PAM CARTER, “ROOM WITH A RUM VIEW”

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