sabato 11 gennaio 2014

Monica

 

Il mare oggi era solcato da bianche onde. Sembrava quasi l'oceano. Al tramonto ha cambiato colore, tingendosi di un grigio scuro, e il vento spingeva i windsurf dalle vele colorate. Monica mi ha detto che ama quest'ora, quando tutto si fa più irreale e rarefatto. Io restavo a guardarla, studiavo quel suo modo di atteggiare le labbra per parlare, studiavo l’attaccatura del seno che faceva capolino sotto l'ascella dal costume blu. Davanti a noi qualche ombrellone aperto con la sua tesa a righe e i pattìni bianchi e azzurri tirati in secca per la notte. Le ho raccontato di te e del nostro amore, le ho parlato della felicità che questo stesso mare ci dava, dei pomeriggi di spiaggia, delle sere allegre tra noi.

Monica ha capito, ha fotografato bene la nostra situazione: mi ha detto che la nostra storia è come quella di Catullo e Lesbia e ne riveste i toni dolci dell'amore e quelli crudi e un po' disingannati della separazione. Ha detto che io, come Catullo, non posso tollerare che tu ami un altro uomo, ma che un giorno dovrò accettarlo. E mi ha citato due versi:

Miser Catulle, desinas ineptire,/ et quod vides perisse perditum ducas.
Povero Catullo, basta con le illusioni,/ le cose che vedi finire sono perdute.

Non ci credevo neanch'io ma Monica finalmente mi ha aperto gli occhi, mi ha sbloccato. È stato come un lampo che ha illuminato il buio e ho visto finalmente per un solo istante tutto chiaro: lei mi ha suggerito di svagarmi, di uscire dalla gabbia in cui mi chiudo, di cercare contatti. Vedrai, ti riuscirà naturale - mi ha detto - forse sarà un po' come bere l'acqua del mare nei primi momenti ma poi ti abituerai al sale e non lo sentirai più. Un gabbiano vola via. Monica si è rivestita e ce ne siamo andati. L’ho baciata su una guancia e le ho detto «Grazie».


Lignano Pineta, 26 luglio 1989

 

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LOCANDINA © NATIONAL RAILWAY MUSEUM

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