sabato 25 gennaio 2014

Pendolari

 

Il sole nasce sui blue-jeans di Anna stamattina, in quest’alba d’inverno che non sembra sorgere mai mentre i treni attraversano la stazione e l’odore del freddo penetra le sciarpe, intride i cappotti, le giacche alla moda, si avviluppa alle ossa come un tralcio di vite. Nei suoi occhi c’è ancora la voglia di sonno, un residuo ricordo delle lenzuola che abbiamo abbandonato in fretta al suono della sveglia, prova a scuoterlo via dalle frange della sua sciarpa cremisi, dalla borsa comprata in saldo la settimana scorsa.

Io ho il caffè sulle papille, è l’aroma del risveglio appiccicato al palato, la strada ingoiata come un’aspirina per anestetizzarmi dal giorno, per ritrovarmi più avanti con le carte davanti in un ufficio asettico illuminato dai neon. Intanto spingiamo i nostri passi sull’asfalto ruvido, calpestando le foglie ormai brunite, strappate all’autunno e sopravvissute ai poco solerti netturbini comunali, alla macchina che lava le strade, ai giardinieri con i soffiatori. Così trasciniamo anche i nostri affanni d’amore, come i titoli di giornale strappati alla locandina blu dell’edicola.

Saliamo sul treno che ci porterà nella metropoli e ci dividerà per diverse linee della metropolitana: non sappiamo se dietro l’ultima fermata ci accoglierà l’inverno cittadino o un volo di colombi nell’azzurro di una parvenza di primavera.

 

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FOTOGRAMMA DA “STAZIONE TERMINI” DI VITTORIO DE SICA, 1953

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