sabato 17 maggio 2014

Il treno delle otto

 

Era un giorno di maggio caldo di sole e dei fragranti profumi di primavera, il cielo terso d'uno splendido azzurro ospitava i voli delle rondini e il volteggiare dei pensieri. Fausto aveva un'interrogazione di storia, l'ultima del trimestre, im­portante per il voto finale. Era venerdì e prendeva il treno delle otto perché le lezioni iniziavano un'ora dopo. L’elettrotreno arrivò con un leggero ritardo, come al solito semivuoto. Fausto salì e scelse un posto vicino al finestrino. Subito aprì il libro di storia moderna senza neppure aspettare che il treno partisse.

All'improvviso si sentì chiedere "È storia?" e gettò uno sguardo un po' indispettito verso la voce: era la ragazza che sedeva oltre il corridoio.

Fausto rispose "Sì" con un'ombra di stupore.

La ragazza si alzò e indicando il sedile di fronte a Fausto "Ti dispiace se mi siedo lì?" disse. Si sedette senza attendere la riposta. "Non vorrai mica studiare?" aggiunse con un tono come recitativo.

"No... Non è una cosa importante" mentì Fausto.

La ragazza forse intuì che non era vero ma non replicò. Disse solo "Io mi chiamo Silvia. E tu?"

"Fausto" rispose e nel parlare le tese la mano e strinse la mano della ragazza. Pensò che Silvia era molto misteriosa e aveva un'aria strana. La osservò meglio rinunciando del tutto a guardare il libro di storia: era elegantissima, pantaloni blu, giacchina a bolero dello stesso colore, una camicia con i pizzi, l'ampia scolla­tura, il lucidalabbra. Notò che la borsa stonava con gli abiti: Silvia aveva uno zainetto da "marine" pieno di scritte a biro, nomi di rockstar e un'ossessiva ripetizione del suo nome. Le stazioni passavano veloci con le loro edicole, i loro bar e i vasi di fiori. Il capostazione fischiò e il treno ripartì: ora dietro i finestrini non c'erano più le campagne ma la squallida periferia, la città era ormai vicina.

Fausto e Silvia scesero insieme dal treno e all'uscita della stazione si salutarono e si separarono. Fausto si diresse verso la scuola con l'amara sensazione che non avrebbe mai più rivisto quella ragazza. Una libreria gli rammentò l'interrogazione. Scosse il capo e affrettò il passo.

1984

 

Roumen

FOTOGRAFIA © SVEN ROUMEN

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