sabato 31 maggio 2014

Motivi che non si dicono

 

Una cosa che mi diverte fare è aprire una raccolta di massime o un’antologia di aforismi o ancora la Bibbia o la Divina Commedia e leggerne un estratto a caso, come se fosse un oroscopo o un oracolo – non a caso uno di questi florilegi di massime, quello di Baltasar Gracián, si intitola “Oracolo di saggezza”. Quella frase la si può applicare alle proprie contingenze immediate o a una riflessione di carattere generale.

Oggi ho preso in mano le “Massime e pensieri” di Nicolas de Chamfort, pensatore del Settecento francese, piuttosto critico sulla società e sui rapporti tra gli esseri umani e il sistema. Come se tirassi i dadi, ho lasciato scorrere avanti e indietro le pagine, finché il caso ha aperto davanti ai miei occhi la meraviglia della massima n. 152: «Si è felici o infelici per una quantità di motivi che non sono palesi, che non si dicono affatto o che non si possono dire». Mica male davvero… Quante sono le cose che taciamo di noi, quante sono quelle che vorremmo dire e invece teniamo dentro, quante cose dobbiamo affidare al silenzio perché se le dicessimo scateneremmo una guerra tra bande! E la nostra felicità – o la nostra assenza di infelicità per dirla alla Leopardi – o la nostra infelicità dipendono da questi motivi che non possiamo rivelare, che teniamo dentro, mentre al di fuori mostriamo la nostra maschera di ipocrisia o di quieto vivere.

 

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