sabato 7 marzo 2015

Ritter Sport

 

Prima sono passato al supermercato. C’era un espositore con il cioccolato Ritter, ne ho presa una confezione; è del tipo incartato di blu, quello al latte. Sono qui adesso che lo mangio a piccoli quadratini e – come Proust con la sua madeleine inzuppata nel tè – mi si spalanca un mondo di ricordi dolcissimi e lontani: “Sorvolavo rapidamente su tutto questo, imperiosamente sollecitato, com'ero, a cercare la causa di quella felicità, del carattere di certezza con cui si imponeva, ricerca un tempo rinviata”

Andavo a comperarlo nel supermercato Meinl di Via delle Corse, dalle parti di Piazza del Teatro, qualche sera, appena uscito dalla caserma per la libera uscita. Era quasi l’ora di chiusura e riesco ancora a sentirla, quell’atmosfera languida di qualcosa che sta per finire.

Prediligevo quello con lo yogurt ma talvolta prendevo anche quello con le uvette al rum, più raramente la tavoletta di cioccolato bianco con le nocciole intere. Gironzolavo per il supermercato, poi pagavo ed uscivo. Lo scartavo e cominciavo a sbocconcellarlo, girando per la città come un vagabondo, sentendo che quelle strade mi appartenevano, quei viali alberati, quelle chiese sul lungopassirio, quel fiume che si agitava sotto i ponti come un vibrare di specchi infranti.

Mi sembra quasi di sentirlo gorgogliare adesso il Passirio, passa sotto il ponte del Teatro, sotto il ponte della Posta, scorre via verso il ponte romano, verso Castel San Zeno, portandosi dietro il cielo ormai al tramonto. È primavera: sento nell’aria il suo languore, la dolcezza di quei giorni che avrebbero portato al congedo. È un sentore di fiori, un rilucere improvviso che avvolge la chiesa di Santo Spirito, il Duomo, che si infila nei Portici come una folata di vita.

Sono qui che mangio cioccolato Ritter e la dolcezza del ricordo mi avvince come miele.

 

Ritter

DISEGNO © CRYSTALHUNG

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