“Era d’aprile. Quel movimento delle foglie, della terra, dell’aria, delle cose, luce che parla di domani, rimescolamento interno delle fibre di cui si era dimenticata l’esistenza”: così Dino Buzzati in un racconto pubblicato sul “Corriere della Sera” il 17 gennaio 1960 e incluso poi nelle “Cronache fantastiche”.
Aprile, il dolcissimo aprile, il “più crudele dei mesi” di Thomas Stearns Eliot, il periodo del pieno risveglio, del rigoglio più sfrenato in cui la natura si agita come una ballerina che esegue la danza del ventre. Il tempo dolcissimo delle giacche leggere, delle serate lunghe per restare nel tramonto a parlare con gli amici, seduti al tavolino di un bar o su una veranda dove l’aroma dei fiori si espande fragrante e inebriante. Lontano magari scintillerà il mare nell’ultima luce o il lago calerà nell’ombra delle montagne, o ancora il fiume scorrerà via lento e placido portandosi via i riflessi delle case sulle sponde.
Aprile, l’ora del sommovimento, del ritorno alla vita, del riemergere dalla crosta ghiacciata dell’inverno: e, fermi nel sole, su una panchina, su un muretto, su una seggiola si protende il viso per ricaricarsi di tutta l’energia che ci era mancata per lunghi mesi. Camminare per i giardini fioriti di narcisi, tulipani, giacinti e glicini, di ciliegi, peschi, pruni, magnolie e gelsomini è come andare in una pinacoteca: la vista ne è estasiata, l’olfatto è colpito dai profumi.
Aprile, lunghe camminate nei boschi, sui sentieri che discendono a serpentina verso il fiume, dove i bucaneve e le primule si sono ormai ritirate e l’erba cipollina già irradia il suo pungente aroma, dove fiori azzurri e violetti dei quali non si è mai saputo il nome spuntano da ogni forra, da ogni rupe, da ogni blocco calcareo in cui la terra è riuscita ad annidarsi. E sull’alzaia, nello splendore di sponde rese bianche dalla fioritura dei ciliegi selvatici, si passeggia senza fretta, rispecchiandosi nell’acqua verde, ubriachi della dolcezza di aprile.
2 commenti:
un tripudio d'emozioni, ma con il cambiamento climatico succede già adesso che siamo ancora a marzo. Nelle passeggiate nei boschi o nei giardini fioriti respiriamo l'aria nuova con il nostro essere che si alleggerisce.
Saluti
Francesco
Rinasciamo anche noi come le piante, come gli animali, dopo il lungo letargo invernaòe
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