sabato 22 agosto 2015

Ode all’immaginazione

 

«Non sono montanaro di nascita, ma sono giunto alla montagna per passione. Il mio input avventuroso è dato senza dubbio dalla curiosità, una irriducibile curiosità, via via sempre più associata alla fantasia, al sogno, al bisogno insopprimibile di dare a tutto una concreta realtà. Fare dell'alpinismo estremo per me non è stata una fuga dal campare quotidiano e neppure è stata una ribellione alle miserie di una società ben poco stimolante, a quel tempo; è stato invece, e soprattutto, un bisogno ostinato e irriducibile di raggiungere e sempre più raggiungere. Le mie imprese hanno cominciato a esistere nel momento stesso in cui prendevano forma nella mia mente. Tradurle poi nella realtà non è stato che un seguito logico di quella prima scintilla, di quella prima invenzione. È quando immagini che vivi intensamente, come è soltanto quando credi che inventi per davvero. Lassù mi sono sentito sempre più vivo, libero, vero. Ho anche potuto soddisfare il bisogno innato che ogni uomo ha di misurarsi e di provarsi, di conoscere e di sapere. Fin dall'inizio l'alpinismo è stato per me avventura e l'avventura ho sempre voluto viverla a misura d'uomo e nel rispetto della tradizione».

Doveva essere per forza un uomo capace di solitudine, abituato agli spazi sconfinati dove nessuna voce umana si ode, e se per caso la si dovesse udire riecheggia per chilometri. Un uomo che non si accontenta di vivere giorni piatti e tutti uguali, ma che si lancia all’inseguimento della vita. E lo era, Walter Bonatti, che scrisse queste parole sulle sue esperienze di alpinista. Capace di vincere K2, Bianco, Cervino, Karakorum, il Gasherbrum, il Kilimangiaro, il Ruwenzori, i monti delle Ande e della Patagonia.

C’è una frase che mi ha particolarmente colpito: “È quando immagini che vivi intensamente, come è soltanto quando credi che inventi per davvero”. È quello che serve a tutti noi, senza avere bisogno di scalare montagne estreme o di scendere negli abissi, di lanciarci a capofitto da un ponte legati con l’elastico o di buttarci da un aereo con il paracadute. È la capacità di immaginare che ci fa progredire, che ci eleva, che ci conduce un passo più in là sulla strada della conoscenza: attraverso di essa, non solo ci redimiamo dalla realtà, come scrisse Nicolás Gómez-Dávila, ma evadiamo da essa abbracciando l’universo.

2013

 

Nessun commento: