sabato 2 luglio 2016

Viaggio in tram

 

Piove sulla città e sui taxi bianchi, piove sui Navigli e le grosse gocce disegnano cerchi sull’acqua d’onice sempre più fitti, sempre più concentrici. E un vortice di bottiglie di plastica ostinato si infrange sulla diga sotto le bancarelle del mercato mentre si aprono gli ombrelli come funghi. Piove sui nuovi tram trasformati in deambulanti réclame. Questo è il 2, che parte da Piazzale Negrelli, davanti al Naviglio e ora attraversa Via Torino per curvare in Via Orefici, prima del Duomo, e poi, dopo aver scavallato il Cordusio e costeggiato il Parco Sempione, andare a morire come un fiume in Piazza Giovanni Bausan, al Dergano. Pubblicizza una vacanza ai tropici e allora è vero che chi inventò il viaggio inventò anche l’attesa ed insieme la nostalgia. O almeno è quello che mi vogliono fare credere i copywriter che hanno disteso quel mare azzurro e quelle palme su un tram che scivola sul lucido pavé come una enorme limaccia.

Ma no. Sono amaro e caustico perché sono deluso, perché credevo di credere all’amore e invece ho poi scoperto che mi ingannavo. Non riuscivo a staccare gli occhi da lei: era la luce di interi universi. O almeno lo sembrava quando assumeva quella angelica postura, incrociando le mani sopra il seno nudo quasi fosse la modella di uno scultore. Forse era soltanto quel suo fascino di carne e spirito, o almeno così io mi ostino a credere. “TU SEI LA MIA VITA MARY” ho visto scritto su un muro da qualche parte nell’Isola. Anch’io un tempo credevo che una donna valesse la mia vita, che la sua presenza fosse il respiro e saperla mia mi facesse palpitare il cuore. Se lei era davvero la mia vita, allora mi illudevo.

Anche di donna, che splendida anfora: e non versano acqua, ma la vita. Questa ragazza che cammina sul marciapiede di Viale Stelvio con una borsa di Prada pratica la danza della seduzione forse inconsciamente. Certo anche lei così compita e seria, anche lei, quando è nell’intimità… Oh, voglia d’amore che mi gonfi il cuore, resta con me a lungo, voglia d’amore. - Dici che chi ci guida è la ragione? - Magari! Spesso ci guida l’istinto. Adesso parlo anche da solo. No, non parlo. Semplicemente dibatto tra me e me. Ma l’ho sempre saputo di essere scisso in cuore e ragione, sono sempre stato un seguace di Pascal. Ma anche di Charlie Brown: c’è quella striscia in cui Lucy piega Linus da una parte perché lui vuole che in sé prevalga l’amore. L’ho sempre detto: Linus è il filosofo della compagnia.

La verità spesso ci sta davanti. Noi però, purtroppo, guardiamo dietro… Siamo soltanto povere cose di carne, siamo uomini che provano a vivere con tutti i turbamenti e tutti i dilemmi. Alla fine si può dire che quell’amore che mi logora la vita (che credo che mi logori la vita) – il nostro amore pomposamente lo chiamavo – non sia neanche nato: probabile che prima di partorire lo abortimmo. Il fatto è che adesso non ho più lo stupore di allora di fronte a quel che c'era e che non c'era, l’innocenza è perduta, il tempo è passato come una lama a recidere i fili.

Torna il sole, quel sole che un mattino baciò Eraclito e che adesso ride ancora sulle nostre teste. Il cielo adesso è tutto sull’asfalto, dipinge i marciapiedi d’azzurro e i riflessi scintillano leggeri galleggiando sul lucido granito.

 

Milano_tram_serie_7600

FOTOGRAFIA © YORICK39

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