sabato 25 giugno 2016

Il marinaio immobile

 

Il cielo è quello tipico delle località del mare al primo mattino - le nuvole sospinte verso la costa, la foschia sottile che avvolge i moli come un fruscio prima di svanire nei vapori dell'alba per lasciare il posto all'aria carica di sale. Lei dorme ancora tra le lenzuola bianche, giace prona schiacciando il seno sul materasso, le gambe appena piegate, i capelli sparsi fanno pensare a un'attinia che si muova nella corrente di un fondale. Io invece, seduto al tavolino guardo dalla finestra l'alba che irrompe, il taffetà cangiante del mare, pescherecci lontani che si apprestano a rientrare.

È questo il mio Tropico, questa la mia avventura: sono il marinaio immobile che scopre la grazia nelle luci che tremolano evanescenti, nelle fiamme che guizzano sulle onde. Così, quando la notte intuisco la costa nel buio, sento la gioia venire fino a me, una felicità umile e gentile, una commozione dolce e divina che mi avviluppa al caldo, che nelle coltri dell'oscurità mi fa sentire sicuro e libero di andare, anche se so che non partirò: ne sono comunque permeato, illuminato da questa certezza. Altri andranno ad affrontare il maelstrom, a perdersi nei ghiacci delle banchise, a inseguire i loro fantasmi sulle baleniere, a sporcarsi di carbone su inaffondabili Titanic, oppure perderanno l'ago della bussola nelle tempeste magnetiche.

A me basta questo cielo paglierino che ora riflette i suoi stendardi di nuvole nella superficie del caffè, la tazza un lago dove i pensieri navigano sdruciti per approdare poi sicuri alle rive. A me basta questo presente di giorni uguali scanditi solo dallo scorrere della stagione e condividere la vita con lei che adesso naviga lontano nei sogni e che presto si sveglierà per chiedere nuovo amore. È dolce ricordare da un porto sicuro le tempeste passate.

 

Daines

DIPINTO DI SHERREE VALENTINE DAINES

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