sabato 3 settembre 2016

La poesia di Charlie Brown

 

“Cos’hai lì, Charlie Brown?” chiede la scorbutica Lucy vedendolo arrivare con un foglio in mano e lui risponde: “Ho scritto una poesia”. “Davvero? Leggila”. “Va bene… non è molto lunga”. E Charlie Brown la legge:

Certi giorni crediamo di sapere tutto
Certi giorni crediamo di non sapere nulla
Certi giorni crediamo di sapere qualcosa
Certi giorni non sappiamo neppure la nostra età…

Charlie Brown sorride imbarazzato, in attesa del giudizio di Lucy, che non tarda: “È la più brutta poesia che abbia mai sentito! Una poesia deve avere sentimento! La tua poesia non commuoverebbe nessuno! La tua poesia non farebbe piangere nessuno! La tua poesia non…” e si interrompe perché si leva alto il WAAH di Snoopy, che continua a commuoversi mentre Charlie Brown gli rilegge i versi.

Ecco, sulla poesia mi è capitato spesso di udire pregiudizi simili a quelli di Lucy: anzi, sono giudizi (errati) di persone che probabilmente tarano il mondo sulla loro vita. La poesia invece è personalissima: può toccare le corde più intime di una persona e farla vibrare lasciando invece altri assolutamente impermeabili ad essa. E sono quelli che magari si inteneriscono davanti alla poesia “facile”: Prévert, Neruda per esempio. Sono quelli che considerano magari poesia i testi delle canzoni, che invece poesia non lo saranno che in rarissimi casi. Io, non ho timore di ammetterlo, ammiro la sensibilità di Snoopy: con la sua fantasia di cane un po’ folle, è la vera incarnazione del poeta.

 

2013

 

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