sabato 7 gennaio 2017

La poesia venne a cercarmi


"Accadde in quell'età. La poesia venne a cercarmi...": comincia così una celebre lirica di Pablo Neruda. Il Nobel cileno coglie un momento fondamentale nella vita di un poeta, quello della folgorazione – come San Paolo sulla via di Damasco, ci si trova improvvisamente illuminati, sbalzati dal cavallo grigio della quotidianità, si comprende che il mondo ha un’essenza che ci viene rivelata in quel momento, la gioventù, è chiaro. Si intuisce che c’è un modo differente di cogliere la realtà, di raccontarla, e che quello è infine l’unico modo per penetrare il mistero del vivere, per vedere di tanto in tanto nel buio alla luce di quel lampo.

Il poeta è preso allora da un’ebbrezza, da una smania che lo porta a riconoscersi tale vergando i primi incerti versi, dei quali poi forse si vergognerà. Ma quello è il punto di partenza, è l’iniziazione che ci porta nell’età adulta, come capita ancora in certe tribù che vivono ai margini della civiltà del XXI secolo.

Così capitò anche a me, ormai tanti anni fa, uno dei primi giorni di gennaio, attraversando in auto con mio padre uno sperduto paese di provincia. La poesia mi si manifestò, lampo improvviso nel grigio. Avevo poco più di 15 anni. Mandai a mente quei brevissimi versicoli di sapore ungarettiano e, una volta arrivato a casa, li trascrissi su un’agenda che mi era stata regalata.  Da allora ne scrivo ogni giorno, fedele al motto “Nulla dies sine linea”…

 

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