sabato 5 agosto 2017

Un caldo assurdo


Fa un caldo assurdo. Ci sono 35 gradi e un’umidità da sud-est asiatico. Ricordo un’altra sera calda così, molti anni fa, in una località di mare. Sedevo al tavolino di un bar con gli amici. Davanti avevo un enorme bicchiere di vetro con una granita al lampone e grondavo di sudore, i capelli che allora portavo più lunghi si arricciavano sul collo e sulla fronte. Tra una partita e l’altra a scala quaranta discorrevamo di noi e delle nostre vite, ci ragguagliavamo sulle amicizie comuni. Succede così a chi si ritrova soltanto una volta l’anno. La sera era caduta presto, era già agosto come adesso, e una mezza luna velata dall’afa splendeva giallastra in un cielo che aveva anch’esso il sapore del caldo.

Il mio ingenuo sogno d’amore si era infranto ormai da qualche giorno, giaceva a pezzi da qualche parte sul litorale, dove avevo visto la mano di lui sospingere dolcemente la schiena di lei ad un passaggio, come se volesse in quel modo sottolinearne la proprietà – allora almeno lo interpretai così, in realtà ora lo vedo come un gesto romantico, una cura, ma si sa che agli occhi innamorati ogni cosa appare sotto una lente deformante.

Il risultato fu però che divenni abulico, che spesso mi distraevo e gli amici dovevamo invitarmi al gioco: «Cesare, Tocca a te». Il fatto era che l’avevo assediata a lungo, che l’avevo rincorsa come s’insegue un sogno, pedinando il suo vestito azzurro lungo le vie della sera, perdendola e ritrovandola. Il fatto era che io non conoscevo di lei che l’esteriorità che mi proponeva. Come quella volta che, attraversando il sentiero nella pineta senza secondi fini, in mezzo a quei residence isolati, con sorpresa di entrambi lei pose la mia mano sul suo seno. Eppure, nessuno parlava al suo cuore come facevo io, anche quando restavo zitto mentre guardavamo le stelle la notte in spiaggia. E ora mi ritrovavo ad amare di meno, ad amare come un uccello in gabbia, che canta selvaggio solo perché straziato, ricordando i voli sulle rose e sui verdi prati. Mi ritrovavo come Catullo ad amare di più ma a voler bene di meno…

Fa un caldo assurdo stasera. Ci sono 35 gradi e i ricordi di certo non giovano. Accenderò il ventilatore.


Ventilatore

FOTOGRAFIA © COUNTRY LIVING

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