Ho sognato una macchina capace di creare oggetti. Era una specie di juke-box in un angolo seminascosto di un bar, in quel momento deserto. In effetti poteva essere il retro: c'erano accatastate casse di acqua minerale con i vuoti da rendere e scatoloni da sei di bottiglie di vino.
Mi avvicinai alla macchina. C'era un microfono attraverso il quale il software evidentemente elaborava le istruzioni: bastava indicare il nome dell'oggetto e questo prontamente veniva stampato. Provai. Pensai di realizzare un coltello da tavola. Dissi, in inglese: «Table Knife». Niente. Neanche una lucina che lampeggiasse. Provai ancora: «Fork». Nulla. Riprovai: «Spoon». La macchina rimase immobile e silente. Ci girai attorno, esaminandola, e scorsi un'etichetta laminata sul retro. Indicava la fabbrica che l'aveva prodotta. Si trovava a Frattamaggiore, in provincia di Napoli. La lampadina, invece che sulla macchina, si accese in me: l'oggetto doveva essere chiesto in italiano. Mi avvicinai ancora al microfono e pronunciai distintamente: «Coltello da tavola». Si accese una spia, la macchina elaborò un poco e quasi subito sputò nello sportello apposito qualcosa, che cadde con rumore metallico. Lo presi: era un coltello da tavola in una qualche lega che brillava argenteo ai raggi di sole che entravano da una finestrella del retrobottega. La fattura era buona. Provai allora con «Cucchiaio» e in breve ebbi la mia posata. Così anche con «Forchetta».
Poi, per scherzo, provai con «Seno» e il mio sorriso era spartito a metà tra la boutade e la sfida che credevo di lanciare alla macchina. Stavo pensando: «E adesso cosa fai, eh? Che cosa fai, macchina?» quando nel cassettino demandato alla raccolta degli oggetti con suono attutito uscì un perfetto e rosato seno di donna, con il capezzolo di un colore più scuro. Era di silicone o di una resina simile. A quel punto volli provare con un concetto astratto, per mettere alla prova ancora una volta la macchina: «Amore». Ma resta purtroppo inevasa la mia richiesta: proprio in quel momento un tuono mi ha svegliato, un forte temporale si stava abbattendo sulla città.
Sono rimasto lì, sveglio, mentre i bagliori dei lampi di tanto in tanto illuminavano la stanza. Caro il mio Freud, vedi che effetto può fare leggere un articolo sulle stampanti 3D prima di andare a dormire...
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