E dunque è la mattina di Natale. Il vecchio avaro Mr Scrooge si è risvegliato dopo una notte di incubi e spalanca la finestra sulle vie innevate, lieto finalmente dopo il grande spavento della notte:
“Si vestì, col meglio che aveva, e uscì per la via. La gente si riversava fuori, com'egli l'aveva vista con lo Spirito del Natale presente. Camminando con le mani dietro, Scrooge guardava a tutti con un sorriso di soddisfazione. Era così allegro, così irresistibile nella sua allegria, che tre o quattro capi ameni lo salutarono: «Buon giorno, signore! Buon Natale!» E Scrooge affermò spesso in seguito che di tutti i suoni giocondi uditi in vita sua, i più giocondi, senz'altro, erano stati quelli”. (Charles Dickens, Canto di Natale")
Anche i bambini si sono risvegliati e con gli occhi improvvisamente vispi si sono riversati con ansia a cercare i pacchetti colorati sotto l’albero, li scartano, ridono esaltati davanti al nuovo giocattolo; gli innamorati si sono baciati scambiandosi i loro doni… Le campane suonano annunciando la Nascita nell’umile grotta. I saluti si spandono nell’aria come fiori: Auguri! Buon Natale! Buone feste! Le mani si stringono, i baci si schioccano sulle guance. E nelle cucine i profumi iniziano a salire: le patate arrosto, le tacchinelle ripiene, il brodo di cappone. Le luci degli alberi e dei presepi scintillano più vivide in questa giornata, i parenti cominciano a radunarsi, portano i loro doni, le loro bottiglie, i panettoni per il pranzo.
Un avviso per i meno cinici: non leggete il pezzo qui sotto, potrebbe rovinarvi la sorpresa del pomeriggio, rivelarvi come potrebbe essere… È tratto da “Natale” di Marco Lodoli:
“Anche quest'anno è andato tutto bene. Io ho avuto un paio di cravatte, un libro, l'ennesimo rasoio elettrico. I bambini hanno cominciato a giocare sul tappeto con i loro attrezzi elettronici, mentre mia moglie faceva girare gli aperitivi. A tavola, come al solito, abbiamo un po’ litigato parlando di politica, esattamente come ogni anno. La più grande delle mie nipoti, ha quasi diciott'anni ed è ribelle e arrabbiata come lo ero io, vorrebbe un mondo in cui tutti fossimo in pace, senza poveri, senza esclusi. Questa vita è ingiusta, ha detto, butta via la gente, la fa morire. Nessuno dovrebbe morire, ha gridato. Per riportare un po’ d'allegria a tavola, mio cognato ha raccontato come sempre due barzellette. Una era la stessa dello scorso Natale, ma nessuno l’ha interrotto. Dopo il panettone e il caffè, ci siamo sistemati sui divani per continuare a chiacchierare e bere un cognac. E dopo mezz’ora le parole sono iniziate a mancare ed è scesa la malinconia che segue la festa, qualche bambino sbadigliava tra i fogli accartocciati dei regali, e allora io ho acceso la televisione”.
Be’. Che altro dire? Ma “Buon Natale!”
2009